La Roccia di Sego Canyon: sono alieni dipinti?

La parete di arenaria di Sego Canyon rappresenta una spettacolare galleria d’arte rupestre, dipinta dai nativi americani di circa ottomila anni fa. Mostra enigmatiche figure dipinte che, secondo gli studiosi rappresentano entità spirituali scesi dal cielo con lo scopo di portare la conoscenza sulla Terra, percepite in stato di trance da antichi sciamani. Con l’aiuto degli spiriti guida e delle divinità tutelari, gli sciamani invocavano la presenza di esseri divini e semi-divini per chiedere la fertilità della terra e delle donne, l’abbondanza dei raccolti, il successo nella caccia e la vittoria in battaglia. Di tutt’altro parere sono i teorici degli antichi astronauti, la cui convinzione è che i petroglifi siano la prova che, in passato, la Terra sia stata visitata da una civiltà extraterrestre: le caratteristiche anatomiche delle figure indicano che gli artisti volevano sottolineare il fatto che non si trattava di esseri umani. le entità sono raffigurate, senza occhi, non c’è presenza di braccia e gambe mentre sono ben visibili delle antenne sul capo.

Facendo riferimento al fenomeno del Culto del Cargo, i teorici degli Antichi Astronauti sostengono la probabilità che antiche popolazioni indigene siano effettivamente entrati in contatto con una civiltà di viaggiatori extraterrestri e che abbiamo confuso la loro tecnologia per magia, fino a considerarli come esseri divini. Intanto, si può affermare che questi petroglifi siano la testimonianza antichissima della presenza umana nella regione dello Utah occupata, senza soluzione di continuità, in un ampio periodo che va dal 6000 a.C. fino al 1800 d.C. Il sito, infatti, presenta tre stili pittorici diversi, rappresentanti di altrettante culture distinte succedutesi nel tempo, inclusi in un arco di tempo di almeno ottomila anni. La Roccia di Sego Canyon racconta, quindi, un contatto con gli antichi astronauti avvenuto ottomila anni fa? Le forme artistiche più antiche appartengono al periodo cosiddetto arcaico, eseguite tra il 6000 fino al il 2000 a. C. Si tratta degli esempi più spettacolari di arte rupestre attribuita a un popolo antico, probabilmente nomade, di cacciatori-raccoglitori. Non costruivano strutture abitative permanenti, ma vivevano in caverne e in piccoli rifugi. Non furono i soli indiani a dipingere le rocce.

I pittogrammi degli indiani Fremont.
La cultura Fremont ha prosperato tra il 7° secolo e il 13° secolo d.C., in contemporanea con la cultura Anasazi della zona di Four Corners. Come quest’ultima, la cultura Fremont coltivava il mais e viveva in case scavate nel terreno coperte con strutture in pietra, lavoravano il vimini e producevano artefatti in ceramica. Si distinguono per la loro straordinaria arte rupestre. Un antico “pannello” rappresenta, nella parte superiore, figure dipinte con grandi corpi di forma rettangolare e piccole teste, i disegni sono simili a quelli riprodotti dagli Anasazi. Le realizzazioni più recenti, invece, sono state intagliate nella roccia e sembrano sovrapporsi a quelle più antiche. L’impressione è che gli artisti più recenti abbiano voluto circondare le entità sacre più antiche con scene di vita quotidiana, come la caccia e la vita del villaggio, come buon auspicio e richiesta di protezione divina.

I petroglifi degli indiani Ute.
Si tratta delle ultime realizzazioni di petroglifi prodotte dai nativi americani, in particolare dal popolo degli Ute, anch’essi un popolo di cacciatori-raccoglitori. La datazione delle figure è stata determinata dalle incisioni che rappresentano uomini a cavallo, chiara indicazione della presenza dell’invasione spagnola. Sono rappresentate molte altre figure ed altri elementi, utilizzando i colori rosso e bianco: si notano un bisonte bianco, alcune figure antropomorfe e grandi cerchi ritenuti essere scudi.

Franco Cacciapuoti, scrittore di fantascienza e cronista dell’insolito.

Fonte: https://francocacciapuoti.blogspot.com/2020/05/gli-alieni-dipinti.html

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