Quando un ufo paralizzò il custode Isidoro Ferri.

Secondo I. A. Hynek, astronomo americano consulente scientifico c/o la Commissione d’inchiesta dell’Aviazione Militare degli USA: “Ufo è la causa ignota che ha indotto dei testimoni riconosciuti equilibrati e attendibili a seguito di apposita inchiesta, a fare un rapporto che, sottoposto all’esame di esperti nelle varie discipline scientifiche, non è risultato spiegabile con nessun fenomeno conosciuto.” E, in questo caso italiano, fu effettivamente sporta una denuncia presso la locale caserma dei Carabinieri, a riprova del fatto che il testimone era fermamente convinto di aver assistito a qualcosa di insolito. Qualcosa che non sapeva spiegare, ma che un’indagine, magari, avrebbe chiarito.

Era il 9 ottobre del 1984. A Polcanto, in provincia di Firenze, una piccola frazione del Comune di Borgo San Lorenzo, in uno stabile di Villa Radicchia, in via Tassaia 1, lavorava il custode Isidoro Ferri, che godeva anche di vitto e alloggio. Quella notte Isidoro venne svegliato verso le 3:30 da un’intensa luce che penetrava dalla finestra. Suo figlio, che dormiva con lui, stranamente continuò a dormire anche se il fascio luminoso era tale da illuminare a giorno l’intera stanza. Nemmeno sua moglie e l’altra figlia si svegliarono, ma loro dormivano in un’altra stanza e lì la luce non arrivava così intensamente come nella camera dell’uomo. Il custode si alzò e si affacciò alla finestra temendo che ci fossero dei ladri o dei bracconieri e che avessero dato fuoco al fienile. Con grande stupore, vide che la luce, in realtà, era un fascio di luce proveniente da una cinquantina di metri di distanza dietro al quale era chiaramente visibile una figura umana con un casco in testa. Insomma, una luce così potente sembrava provenire da un “elmetto” dotato di lanterna, simile a quello dei minatori! All’improvviso la luce si spense e tornò il buio completo. Ma poco dopo, nella boscaglia, un po’ più in là, Ferri scorse un’altra fonte luminosa tra gli alberi, questa volta composta da tre fasci diretti verso il suolo che sembravano generati da una forma scura sospesa a mezz’aria sopra le chiome degli alberi. Anche quella visione durò non più di un minuto, poi le luci si spensero. Ferri si convinse che qualcuno volesse introdursi nella villa e così, senza distogliere lo sguardo dalla finestra, afferrò i pantaloni e iniziò a vestirsi. Nuovamente, all’improvviso, dal nulla si accese una luce bianchissima ed accecante. Era ai limiti della proprietà, ma questa volta, lentamente, iniziò ad avanzare verso la casa. Quando fu a circa una trentina di metri, l’uomo sentì ogni muscolo bloccarsi e rimase paralizzato diversi secondi mentre la luce si sollevò da terra per raggiungerlo al davanzale dal quale si era sporto. Rimase completamente accecato: non riusciva a vedere nulla, ma era certo che dietro quella fonte luminosa vi fosse qualcuno. Avvertì un gran calore sul viso e i suoi capelli si rizzarono come se fossero elettrizzati. Su tutta le pelle sentì un forte bruciore ma, per sua fortuna, tutto duro pochi istanti perché la fonte luminosa, all’improvviso, si abbassò e si ritirò nella boscaglia. Solo allora si sentì nuovamente libero di muoversi, ma era talmente spaventato che rimase lì, immobile, con lo sguardo fisso davanti a se a guardare quello che era diventato un puntino luminoso tra gli alberi. Nuovamente la luce bianca scomparve e al suo posto si accese una luce di colore rosso che sembrava contornare un oggetto allungato. Il corpo luminoso salì velocemente verso il cielo e in pochi secondi scomparve dietro le montagne. Ferri, pervaso della paura, smise di vestirsi e tornò a letto. L’orologio segnava le 3:45 ma, nonostante l’ora, non riuscì più a dormire, anche a causa di un forte dolore agli occhi.

La mattina dopo il guardiano decise di andare dai Carabinieri per raccontare l’accaduto in modo da far iniziare un’indagine e scoprire cosa fosse successo. In centrale affermò che per tutto il tempo in cui avvistò le luci non udì mai nessun suono e che il cane, un pastore tedesco appositamente addestrato per la guardia, non abbaiò mai quella notte. Il giorno stesso, carabinieri, militari, giornalisti e alcuni ricercatori universitari, iniziarono a rastrellare la zona attorno alla villa e il bosco nelle vicinanze. Nella zona boschiva in cui Isidoro Ferri indicò di aver avvistato le luci, vennero trovate tre fori nel terreno, dal diametro di 10 cm ognuno, disposti a formare i vertici di un triangolo di circa tre metri per lato. Il fenomeno ebbe conferme, nei giorni a seguire, poiché molti abitanti della zona di Polcanto dichiararono che avevano avvistato, quella stessa notte, luci nel cielo. Altri si lamentarono per inspiegabili problemi e malfunzionamenti ai dispositivi elettronici. Due contadini usciti per controllare i campi affermarono di aver visto verso le 2:30 un oggetto di colore rosso sopra gli alberi che si muoveva a scatti e molto velocemente. Un ragazzo di ritorno da una festa affermò di aver visto lungo la strada per Polcanto una luce intensa provenire dal bosco. Isidoro Ferri riportò che il cane da guardia se ne stette nella cuccia per diversi giorni e non ci fu modo di farlo uscire nonostante fosse slegato e nonostante gli avesse spostato le ciotole del cibo e dell’acqua per obbligarlo ad uscire. Ferri stesso per circa una settimana lamentò problema agli occhi e alla pelle, un mal di testa quasi costante e problemi di equilibrio. Per questi malesseri, il suo medico non riuscì a fornire una spiegazione convincente. E una spiegazione il Ferri la chiedeva. Nonostante i sopralluoghi dei militari e dei ricercatori, nessuno di loro volle dare dettagli o esporre una propria teoria su cosa fosse successo quella notte e ad oggi la vicenda non ha ancora una spiegazione.

Fonte: https://francocacciapuoti.blogspot.com/2019/05/il-caso-ferri.html


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