Betasom, la base italiana della guerra sottomarina nell’Atlantico.

BETASOM è l’acronimo che significa B sommergibili riferendosi alla base di Bordeaux dalla Regia Marina durante la seconda guerra mondiale. Da questa base, i sommergibili italiani parteciparono alla Battaglia dell’Atlantico, la campagna anti-convogli contro la Gran Bretagna. La cooperazione navale dell’Asse iniziò dopo la firma del Patto d’Acciaio nel giugno 1939 con riunioni a Friedrichshafen e un accordo per lo scambio di informazioni tecniche. Dopo l’entrata in guerra italiana e la caduta della Francia, la Regia Marina stabilì una base a Bordeaux, nella zona di occupazione tedesca. Agli italiani fu assegnato un settore dell’Atlantico a sud di Lisbona da pattugliare. La base fu aperta nell’agosto 1940 e la nave passeggeri francese sequestrtata De Grasse fu usata come nave deposito. L’ammiraglio Perona comandò la base, sotto il controllo del comandante dei sottomarini tedeschi Doenitz. Vi risiedevano circa 1600 uomini. La base poteva ospitare 30 sommergibili e disponeva di bacini di carenaggio e due bacini collegati da chiuse. La caserma a terra ospitava la guardia di 250 uomini del Battaglione San Marco. Una seconda base fu stabilita a La Pallice per consentire l’addestramento in immersione, che non era possibile a Bordeaux.

Dettagli operativi.
Tre sommergibili italiani pattugliarono al largo delle Isole Canarie e di Madeira dal giugno 1940, seguiti da altri tre al largo delle Azzorre. Quando le pattuglie furono completate, i sei batelli tornarono a Bordeaux. La loro area di pattuglia iniziale fu l’approccio nord-occidentale e all’inizio era di più dei sommergibili degli alleati tedeschi. Doenitz era pragmatico sugli italiani, considerandoli inesperti ma utili per la ricognizione e suscettibili di acquisire esperienza. Fu deluso. I sommergibili italiani avvistarono i convogli ma persero i contatti e non riuscirono a fare rapporti efficaci. Anche quando assegnati ai rapporti meteorologici, fondamentali per lo sforzo bellico di entrambe le parti, non dimostrarono competenza. Temendo che le operazioni tedesche venissero pregiudicate, Doenitz riassegnato gli italiani nell’area meridionale dove potevano agire in modo indipendente. In questo modo una trentina di battelli italiani ottennero un discreto successo, senza grandi ripercussioni sulle aree critiche della campagna. Le valutazioni tedesche furono dure. Doenitz definì gli italiani “inadeguatamente disciplinati” e “incapaci di mantenere la calma di fronte al nemico”. Quando la petroliera British Fame fu attaccata dal Malaspina, “l’ufficiale di guardia e le vedette erano in plancia e il capitano sonnecchiava su una sdraio sottostante”. Ci vollero cinque siluri per affondarla e, a un certo punto, il tiro dalla petroliera costrinsero il Malaspina a immergersi. Gli italiani rimorchiarono le scialuppe di salvataggio, atto degno di lode, ma contro gli ordini di Doenitz e lasciando il sommergibile esposto a unattacco per 24 ore. Sette sommergibili di Betasom furono adattati per trasportare materiale bellico in Estremo Oriente (Bagnolin, Barbarigo, Cappellini, Finzi, Finzi, Giuliani, Tazzoli, Giuliani e Torelli). Due furono affondati, due catturati in Estremo Oriente dai tedeschi dopo la resa italiana e da loro usati, e un quinto fu catturato a Bordeaux dai tedeschi, ma non utilizzato. Complessivamente, trentadue battelli italiani operarono nell’Atlantico tra il 1940 e il 1943, di cui sedici andarono perdute come riportato nell’elenco:
1940: Tarantini, Faà di Bruno e Nani.
1941: Marcello, Glauco, Bianchi, Baracca, Malaspina, Ferraris, Marconi.
1942: Calvi e Morosini.
1943: Archimede, Tazzoli, Da Vinci e Barbarigo.
Dei sedici battelli rimasti, l’8 settembre 1943 il Cagni si trovava nell’Oceano Indiano meridionale e si diresse sul porto alleato di Durban, in Sud Africa; prima di allora, altri sommergibili erano tornati nel Mediterraneo e solo sette battelli erano a Bordeaux a metà del 1943: Cappellini, Tazzoli, Giuliani, Barbarigo, Finzi, Bagnolini e Torelli. Tutti dovevano essere convertiti in sommergibile da trasporto per traghettare materiali strategici per l’Estremo Oriente e, infatti, svolsero tre missioni di trasporto. Tazzoli e Barbarigo furono affondati nella prima missione, mentre Cappellini, Giuliani e Torelli riuscirono a raggiungere Singapore tra luglio e agosto 1943; dopo l’armistizio furono sequestrati dai giapponesi e consegnati alla Kriegsmarine. Il Giuliani andò perso nel 1944, mentre Cappellini e Torelli passarono sotto controllo giapponese dal maggio 1945 e furono demoliti nel dopoguerra. Gli ultimi sommergibili da trasporto, Bagnolini e Finzi, erano in fase di revisione a Bordeaux quando fu proclamato l’armistizio, e furono sequestrati dai tedeschi. Complessivamente, i trentadue sommergibili della Regia Marina operanti nell’Atlantico tra il 1940 e il 1943 affondarono 101 navi mercantili alleate per un totale di 568573 tsl; altri quattro cargo (35.65 tsl) furono danneggiati. Il sommergibile di maggior successo fu il Da Vinci, con sedici navi per un totale di oltre 120000 tsl, e altri battelli affondarono da una a sette navi ciascuna; solo quattro sommergibili (Faà di Bruno, Glauco, Marcello e Velella) non affondarono alcuna nave.

Fine.
La base fu bombardata dagli inglesi in diverse occasioni. Dopo l’armistizio italiano nel settembre 1943 la base fu occupata dai tedeschi. Parte del personale italiano si unì ai tedeschi indipendentemente dalla Repubblica Sociale Italiana.

Alessandro Malaspina.

Elenco dei sommergibili operanti da Betasom.
I sommergibili italiani dal Mediterraneo dovevano transitare nello Stretto di Gibilterra per raggiungere l’Atlantico. Ventotto ci riuscirono senza incidenti. Altri quattro dall’Africa orientale italiana raggiunsero la base dopo la caduta della colonia nel 1941.

Trasferiti dal Mediterraneo nel 1940:
Malaspina
Tazzoli
Calvi
Finzi
Bagnoli
Giuliani (trasferita per un certo periodo a Gdynia per addestrare i sommergibilisti italiani alle tecniche della marina tedesca)
Tarantini
Marconi
Da Vinci
Torelli
Baracca
Marcello
Dandolo
Mocenigo
Veniero
Barbarigo
Nani
Morosini
Emo
Faà di Bruno
Cappellini
Bianchi
Brin
Glauco
Otaria
Argo
Velella
Il Cagni fu trasferito nel 1942

Trasferiti dalla Flottiglia del Mar Rosso:
Archimede
Perla
Guglielmotti
Ferraris

Nel 1941 si decise di riportare alcuni battelli nel Mediterraneo. Perla, Guglielmotti, Brin, Argo, Velella, Dandolo, Emo, Otaria, Mocenigo, Veniero e Glauco passarono ma il Glauco fu affondato dalla Royal Navy.

Cappellini.

Sommergibili da trasporto.
Hitler chiese all’ammiraglio Doenitz di trovare una soluzione più economica al problema dei trasporti per il Estremo Oriente. Non volendo rimuovere dalle operazioni alcune unità efficienti, l’ammiraglio Doenitz si rivolse all’Italia e propose un accordo a Mussolini per scambiare alcuni sommergibili. Sette sommergibili d’altura italiani la cui base era Betasom (Bordeaux) erano, secondo Doenitz, troppo grandi e inadatti alle moderne tecniche di combattimento ma potevano ancora essere convertiti in navi da carico. Mussolini accettò la proposta e nel giro di pochi mesi sette battelli italiani furono inviate ai cantieri per la ricostruzione. Nella seconda metà di maggio 1943, non appena gli scafi furono completamente ricostruiti, il primo sommergibile-cargo italiano salpò da Bordeaux seguito da un altro, tutti attesi da un tragico destino. Due, infatti, (Tazzoli e Barbarigo) scomparvero in mare, subito dopo essere partiti, probabilmente affondati dalle forze aeronavali alleate, mentre Giuliani e Torelli, colti dall’armistizio dell’8 settembre quando erano nello scalo malese, furono sequestrati dalle forze navali tedesche che operavano nella base. L’apparente sfortuna dei sommergibili italiani diede però la buona opportunità ai giapponesi di recuperare dalle navi catturate 355 tonnellate di materiali strategici spediti dalla Germania, ovvero il 55% del carico totale. Invece le 377 tonnellate di gomma e le 184 tonnellate di peltro già state stivate nei tre battelli italiani non arrivarono mai in Germania perché i tedeschi non se la sentivano di usare dei battelli così logori.

Traduzione di Alessandro Lattanzio.

I-503, ex-Cappellini, a Kobe nel 1946.

Fonte estera: https://weaponsandwarfare.com/2020/01/08/betasom

Fonte italiana: http://aurorasito.altervista.org/?p=19655

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