Un aereo tedesco atterrò sulla Piazza Rossa umiliando la difesa aerea russa.

L’evento, di cui parleremo, ebbe luogo il 28 maggio 1987. Fu allora che nel cuore della capitale dell’Unione Sovietica, Mosca, un aereo leggero “Cessna-172 Skyhawk”, dal numero di coda D-ECJB, atterrò dritto sulla Piazza Rossa senza problemi. Al timone c’era un cittadino tedesco di 18 anni Matthias Rust, il cui nome apparirà presto sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Successivamente, si scrisse e disse iù volte che l’URSS subì un “clamoroso schiaffo in faccia”, “schiaffo salato in faccia”, “vergognoso schiaffo in faccia”. Ma no, era qualcosa di completamente diverso da un insulto offensivo, ma innocuo. L’azione di Rust fu senza dubbio un colpo mortale inferto alle Forze Armate e alla nostra Patria. Fu la provocazione più accuratamente preparata, un’operazione speciale condotta dai servizi segreti dell’occidente col pieno sostegno di traditori che al momento avevano quasi tutto il potere al Cremlino. Con nostro grande rammarico, scopi e obiettivi che si prefiggevano furono pienamente raggiunti.

E sotto l’ala di un aereo.
Di tanto in tanto nei media tedeschi appaiono pubblicazioni i cui autori cercano di dimostrare: Rust non era altro che un “idealista” che non tradiva minimamente la sua anima, assicurando che il suo volo provocatorio fosse una “missione di pace” E tutte le affermazioni che questo “quasi adolescente” in alcun caso avrebbe potuto portare a termine l’azione senza la più accurata e multiforme preparazione e, soprattutto, supporto di strutture ben definite, sono nient’altro che “invenzioni di cospirazionisti” che cercano di “giustificare questa vergogna”. Non per niente, dicono gli autori tedeschi (ed occidentali), che la stragrande maggioranza delle “folle teorie del complotto” associate agli eventi del 1987 provengono da ex-alto ufficiale sovietico. Cercano di salvare “l’onore della divisa”, è chiaro! Da qui tutte le loro “invenzioni”. Ma in realtà, tutto fu completamente spontaneo, accidentale senza secondi fini e obiettivi di vasta portata. Crederci, come si dice da noi, è non aver rispetto di sé stessi. Basti ricordare e confrontare molti dettagli del volo che, in linea di principio, non era alla portata di un pilota professionista, ma accadde a un giovanastro che ebbe il brevetto di pilota meno di un anno prima della sua follia. E prima di tutto Matthias Rust agì da preparatissimo “agente sul campo” dei servizi speciali, addestrato a insabbiare magistralmente le tracce, staccare la caccia e agire in situazioni estreme, senza fare un solo errore. C’è la sensazione che il pilota tedesco che volava sulla Piazza Rossa non solo fosse accuratamente istruito e addestrato prima della missione, ma anche “guidato” per tutta il volo proteggendolo e assicurandolo. Si può partire dal fatto che solo chi era assolutamente sicuro della propria impunità poteva (data la mentalità e il rispetto delle leggi dei tedeschi) riequipaggiare senza autorizzazione un aereo noleggiato da un aeroclub locale di serbatoi di carburante aggiuntivi. Una domanda sulla rotta di volo assolutamente precisa e idealmente regolata. Pure “un capriccio”? Assurdità totale, impossibile. Sono d’accordo, la versione espressa una volta dal Colonnello-Generale Leonid Ivashov secondo cui il Maresciallo Sergei Sokolov, poco prima del volo di Rust, “dimenticò” nell’ufficio di Mikhail Gorbachev una “mappa top-secret delle strutture della difesa aerea”, che il segretario generale successivamente rifiutò categoricamente di dare al Ministro della Difesa, dato che l’aveva già mandata in Occidente, suona strano. D’altra parte, se presumiamo che il futuro atterraggio del “Cessna” sulla Piazza Rossa fu coordinato con Mikhail Sergeevich (e questo, molto probabilmente, così fu), allora dovremo ammettere che le possibilità di trasmettere agli organizzatori del volo le informazioni necessarie per superare il sistema di difesa aerea del Paese, fossero illimitate. Comunque sia, Rust seguì esattamente la rotta ideale, alle velocità e altitudini che garantivano massimo segretezza e sicurezza al suo volo. Queste cose sono impossibili da “indovinare”, possono essere conosciute solo con certezza, avendo ricevuto informazioni da fonti affidabili al cento per cento. Tuttavia, ciò sono nulla in confronto a una serie di dettagli che testimoniano inconfutabilmente la partecipazione di servizi speciali, occidentali e ahimè sovietici, agli eventi del 28 maggio 1987.

Consenso dello spionaggio.
La prima volta “coprirono” Rust, organizzando l’apparizione sulle acque del Golfo di Finlandia esattamente nel luogo in cui lo sfortunato “Cessna” si liberò della dogana finlandese lasciando una chiazza di olio ben visibile. Le prove dello “schianto” dell’aereo furono così convincenti che i finlandesi organizzarono un’operazione di ricerca e soccorso che coinvolse sommozzatori e diverso motoscafi. Come questo punto apparisse al “momento giusto nel posto giusto” non fu mai chiarito. Tuttavia, la possibile “coda” del fianco destro dietro Rust fu completamente “tagliata”. La seconda storia incomprensibile avvenne sul territorio dell’URSS. Durante il volo di Rust nell’area del Lago Seliger, i radar della difesa aerea lo rilevarono, ma gli operatori giunsero alla conclusione che c’erano solo nuvole sugli schermi. Alcuni esperti ritengono che per ottenere questo effetto bastasse lanciare più palloncini contemporaneamente. Fu per caso che quel giorno un gruppo di turisti della Germania ovest si trovasse sulle rive del Seliger? E quanto erano dei “turisti”? Quindi l’operazione di copertura continuò… Ci sono molti altri dettagli, apparentemente piccoli, ma estremamente caratteristici. Ad esempio, il fatto che il pilota si sedette nella cabina di pilotaggio ad Helsinki con un vestito, e che a Mosca apparisse con uno completamente diverso. Anche in questo caso, durante il decollo, sulla pinna caudale del Cessna, non vi era alcun disegno di bomba sospettosamente simile al famigerato “Kid” nordamericano, ma nelle fotografie, scattate già sulla Piazza Rossa, era perfettamente visibile. Fece uno scalo da qualche parte in territorio sovietico? Questo può essere affermato con certezza al 99%. E il punto principale è questo: c’è la prova che i serbatoi di carburante dell’aereo atterrato nel centro di Mosca erano pieni. Ma questo non poteva essere mai, data la distanza del volo! Tuttavia, era così. In particolare, alcuni ufficiali, che all’epoca degli eventi erano addetti delle forze di difesa aerea, parlarono in seguito direttamente del loro coinvolgimento nel volo di Rust da parte del Comitato per la sicurezza dello Stato dell’URSS e personalmente del suo capo Vladimir Krjuchkov. Indicarono persino il presunto “aeroporto di scalo” organizzato dal KGB per un tedesco presso Staraja Russa. Krjuchkov avrebbe anche confessato ad alcuni generali di essere responsabile di tale operazione speciale su istruzioni personali di Gorbaciov. Tali rivelazioni verrebbero nuovamente tentate di essere attribuite a “invenzioni”, se non per una circostanza estremamente grave. Il fatto che l”aereo di Rust non fu abbattuto si spiega solitamente con la confusione dei nostri militari, che non vollero assumersi la responsabilità dopo l’incidente del Boeing sudcoreano di qualche anno prima. O la “confusione” regnava nelle truppe. Sì, tutto questo fu indecisione, “confusione e esitazione”, incuria e disattenzione. Tuttavia, quando il Cessna entrò nella zona di responsabilità della difesa aerea di Mosca, solo una cosa poteva salvarlo dalla distruzione immediata: un ordine chiaro e inequivocabile di “non abbatterlo!” dall’alto, dal Cremlino. Ora pensiamoci: nella cabina dell’aereo, invece dei serbatoi di carburante aggiuntivi (o insieme a essi), avrebbe potuto esservi installata una carica nucleare tattica a bassa potenza, ma abbastanza, però, per spazzare via non solo la Piazza Rossa col Cremlino e i suoi abitanti, ma anche mezza Mosca. In quale caso i vertici del Paese potevano permettere al Cessna di sorvolare e atterrare nel centro della capitale? Sì, solo se l’aereo era atterrato in territorio sovietico e perquisito da cima a fondo dagli agenti del KGB.

Conseguenze di proporzioni terribili.
Uno dei ricercatori nordamericani, considerato uno specialista della “sicurezza nazionale”, William Odom, anni dopo, concluse che il pogrom organizzato da Gorbaciov dopo il 28 maggio 1987 nelle forze armate dell’URSS era paragonabile alle “purghe” staliniste ” nell’esercito del 1937. Questo, ovviamente, è troppo ma qualcosa di indescrivibile accadde ai militari quella terribile estate. Personalmente, non lo so che per sentito dire: fu allora che io, chiamato per il servizio militare, non finì non solo nelle forze della difesa aerea, ma proprio nel distretto militare di Mosca. Era una inferno. È noto che oltre al Ministro della Difesa Sergej Sokolov e al Comandante in capo della Difesa Aerea Aleksandr Koldunov, decine di generali e alti ufficiali persero il posto. Chi fu licenziato, chi degradato. Tuttavia, vicino Mosca, la “purga” delle forze di difesa aerea assunse dimensioni incredibili. Anche se non nei ranghi dell’esercito, i comandanti di unità e subunità volavano verso remoti “angoli dell’orso” fino al livello di battaglione o addirittura compagnia. La confusione a tale proposito era inimmaginabile. La cosa principale era che con tale pretesto, l’esercito si sbarazzò esattamente dei marescialli, generali, comandanti e leader che potevano fare a pezzi le “riforme” infide di Gorbaciov e della sua cricca, che avevano delineato e pian piano attuato. All’inizio (ne scrissi, in circostanze più che strane e sospette, il capo del Ministero della Difesa “Commissario del Popolo” stalinista Dmitrij Ustinov e alcuni suoi colleghi dei Patto di Varsavia morirono. Ora era il turno del successore, Sokolov, e dei generali che lo sostenevano. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma dopotutto ci fu Dmitrij Jazov, che divenne capo del dipartimento militare dell’URSS, partecipò successivamente al famigerato GKChP?” Ma questa presunta “cospirazione” non poté salvare nulla, ma solo aggravare le cose, il che svaluta completamente sia la ridicola iniziativa stessa che i motivi dei suoi partecipanti. Prendendo il controllo dell’esercito nel 1987, la banda di Gorbaciov in poco tempo rimosse a tutti i posti significativi tutti coloro che potevano difendere l’Unione Sovietica dai nemici interni, stabilitisi al Cremlino al momento. Questo pose le basi per lo smantellamento del Paese e la sua distruzione. Invece di un meritato “dieci” a tutti gli effetti, Matthias Rust ricevrtte quattro anni ridicoli per “teppismo” e fu spedito a casa poco più di un anno dopo. Significativamente, i funzionari del KGB, come si seppe dopo, cercarono di portarlo in Germania quasi subito dopo l’incidente, apparentemente per un “esame psichiatrico”. E questa è una prova pesante del coinvolgimento dell’allora dirigenza del Comitato in tale sporca storia. Personalmente, sono ossessionato dal fatto che quasi il colpo principale dell’operazione speciale effettuata nel maggio 1987 fosse inflitto alle forze della Difesa aerea del Paese. Ma questo porta già a pensieri estremamente inquietanti. Gorbaciov e i suoi complici, avviando la perfida “perestrojka”, prevedevano di rivolgersi all’occidente per “assistenza militare” come opzione in caso di completo fallimento e minaccia alle loro vite? In realtà, non c’è niente di assolutamente incredibile in ciò: alcuni “eminenti dissidenti” dell’URSS si appellarono agli Stati Uniti affinché “bombardassero un po’” il “maledetto golpe”? In linea di principio, chi deliberatamente e mestamente distrusse la nostra Patria ne era capace.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Fonte estera: https://en.topcor.ru/20197-perelet-matiasa-rusta-stal-pozornoj-opleuhoj-sovetskoj-armii-i-sssr.html

Fonte italiana: http://aurorasito.altervista.org/?p=17812

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