Capire la Russia dalla storia del carro armato T-14.

Buona giornata. Leggo, sempre con piacere, Difesa Online. Mi permetto di offrire un piccolissimo contributo, spero utile.

Dal giorno 24 febbraio, su tutti i media non si fa altro che parlare di Ucraina, Russia e le operazioni militari. I giornali tradizionali, ma anche tutti i Talk Show sono inondati da mille e mille opinioni, ricorda un pò la girandola di esperti sanitari al tempo (non passato) del Covid-19. Un dato comune di tutti questi interventi è il genuino stupore degli esperti occidentali nel vedere una guerra ‘old style’, vintage.

Non entrerò nel giudizio tattico-strategico delle operazioni militari, vorrei solo soffermarmi sul un aspetto che nessuno, ancora oggi, ha affrontato: la concezione della guerra russa maturata dall’anno 1999.

Dopo il crollo dell’URSS, la dirigenza russa ha dovuto affrontare un problema strategico di immane portata, la somma delle risorse dell’URSS (demografiche ed economiche) non erano più disponibili e l’Occidente aveva iniziato ad avanzare ad est col suo strumento militare, la NATO, come se non bastasse, la periferia caucasica era sempre una questione aperta.

Non avendo La Russia le risorse per forgiare, simultaneamente, un moderno strumento militare convenzionale e allo stesso tempo mantenere e modernizzare l’arsenale nucleare ci si è posti lo storico quesito leninista: che fare?

Che fare?

Per certi versi, la Russia è stata fortunata, l’attacco islamista dell’undici settembre ha concentrato l’attenzione americana sulla minaccia proveniente da Bin Laden e gruppi affini. Questo ha permesso a Mosca di muoversi con maggiore agilità non essendo più considerata una minaccia strategica, essendo stata riallocata da Washington, a ‘comparsa’ regionale.

Non essere sotto pressione americana, però non risolveva il problema di come gestire la riprogettazione delle Forze Armate, compito che doveva tenere conto di tre elementi: 1) la demografia 2) l’economia 3) la geografia. Tutti elementi che non giocavano a favore, ma che potevano essere migliorati col tempo.

Veniamo al T-14 Armata. Quando il carro armato fu presentato ufficialmente, esponenti del Pentagono dichiararono che l’U.S. Army non deteneva più il primato nei mezzi corazzati. Una affermazione sicuramente interessante, ma la cosa di maggior interessa fu la decisione del governo russo di rallentare la sua produzione e di produrne un quantitativo limitato e di continuare a mantenere il grosso delle forze corazzate sul vecchi modelli rivisti e modernizzati.

In Occidente la cosa fu letta in chiave, ovviamente, economicistica: ovvero la Russia non aveva i soldi per mettere in linea il modello T-14 Armata, dato il suo elevato costo, nei numeri desiderati.

Valutazione giusta? Si e no. Si, se si basa tutto sul denaro, no, se si basa sulla visione strategica post 6 agosto 1945.

Nell’intervista rilasciata ad Oliver Stone, il Presidente Putin disegna a grandi linee la sua visione ed è una visione quanto mai pragmatica, che può essere così sintetizzata: i soldi vanno spesi dove realmente fanno la differenza non dispersi in mille rivoli. In massima sintesi, le guerre globali future inizieranno o saranno terminate comunque con l’uso di armi nucleari, l’armamento convenzione sta al nucleare come le armature dei cavalieri medioevali sta alle armi da fuoco, roba molto bella, vistosa, molto costosa, ma sostanzialmente inutile.

Da qui il ragionamento economico un carro T-14 Armata che costa X e sul campo di battaglia ha una durata comunque limitata in quanto rimane comunque un oggetto ‘neutralizzabile’. Domanda è conveniente spendere tanti soldi? Oppure è meglio con la cifra X avere 5 o 6 carri di generazione più vecchia, ammodernati, ma che richiedono meno manutenzione e alla fine fanno lo stesso lavoro di supporto del T14 Armata, visto che sul campo di battaglia la differenza sarà fatta dalle testate nucleari tattiche?

Le operazioni militari in Ucraina sono saltate perchè è stata sbagliata la premessa politica e sociale: una ‘accettazione’ del pensiero russo da parte ucraina e una sostanziale ‘fratellanza’ dei due popoli. Visione errata. Infatti Mosca era preparata più per una ‘parata’ militare, che per una guerra. Errore politico, ma che non cambia assolutamente il quadro strategico: la neutralizzazione dell’Ucraina, che si pensava di fare a costo 1 e invece sarà necessario spendere molto di più, 2,3,4,5 o forse più, ma questo è irrilevante da un punto di vista strategico. Occorre il risultato e risultato sarà.

In guerra esiste una sola regola: vincere. Violare questa regola porta a risultati tipo Vietnam, Iraq o Afganistan. Una volta il Presidente Putin, durante un incontro con le maestranze di fabbrica d’armamenti, citò un personaggio del passato: “È meglio spingersi troppo in là, che non abbastanza in là” (Iosif Vissarionovič Džugašvili detto Stalin).

Questa guerra o Operazione Militare Speciale che dir si voglia potrà finire solo in due maniere: Mosca vincerà ottenendo quello che vuole e non quello che immagina l’occidente, oppure inizierà la un’altra Guerra Mondiale. L’Occidente lo sa, ma fa finta di niente, non avendo il coraggio di annunciare alla propria Opinione Pubblica che il domani potrà essere duplice, ma comunque doloroso, ovvero nel primo caso, solo polvere radioattiva, oppure, nel secondo caso, dover ammettere che il 1989 è stato solo un episodio di un Storia molto più grande e complessa, che è in corso e bel lungi dall’essere finita.

Conclusione: Le Forze Armate Russe convenzionali sono state disegnate per uno scenario bellico nucleare e solo dopo, posata la polvere nucleare, di natura convenzionale, dove il differenziale tecnologico perde naturalmente la sua valenza operativa.

In Ucraina, si è iniziato con lo scenario convenzionale ma a quello nucleare si è destinati ad arrivare se Washington dovesse credere di poter trasformare quelle terre in un secondo pantano afgano.

Giorgio Resca Cacciari

Fonte: https://www.difesaonline.it/evidenza/lettere-al-direttore/lettera-difesa-online-capire-la-strategia-russa-basta-conoscere-la


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