Gli Usa preparano una difesa contro i missili ipersonici.

La Missile Defense Agency (Mda) ha offerto un piccolo sguardo su come prevede di individuare, tracciare e intercettare i veicoli di rientro ipersonici o Hgv (Hypersonic Glide Vehicle), in un breve filmato apparso recentemente online. Nel video viene mostrata quella che è la soluzione degli Stati Uniti per proteggere un obiettivo altamente pagante come una portaerei dalla minaccia di un missile balistico con testata ipersonica attraverso una “soluzione multistrato”.

Il documento, intitolato “Mda Concept for Regional Hypersonic Missile Defense: Technology to Defeat the Threat”, descrive i piani dell’agenzia del Pentagono “per proteggere gli Stati Uniti, le sue forze e gli alleati contro le minacce ipersoniche regionali utilizzando una soluzione a più livelli per difendersi dalla prossima generazione di veicoli plananti ipersonici” come si può sentire nella descrizione del video. Si tratta, più che di un sistema multistrato come quello che difende gli Stati Uniti dai missili balistici e impiega il Gmd, il Thaad, i Patriot e l’Aegis, di un concetto bidimesionale (di superficie e spaziale) che impiega i sistemi missilistici imbarcati sui cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke. Fa quindi perno, per quanto riguarda i veicoli di intercettazione, sul sistema Aegis imbarcato e su due tipi di vettori: il missile Sm-6 Standard e il Gpi (Glide Phase Interceptor), un’arma ancora in fase di sviluppo volta a colpire le testate Hgv durante la fase di planata della loro traiettoria. Lo Standard 6, invece, viene utilizzato per colpire i bersagli nella loro fase terminale.

L’Aegis Combat System imbarcato, quindi, si integrerà con sistemi di sensori sia spaziali che terrestri collegati a loro volta con con varie reti integrate di controllo del fuoco e sensori per avere la capacità di prolungare il braccio degli Arleigh Burke oltre la portata dei loro radar di bordo. Qualcosa che si è già visto recentemente messo in pratica proprio dall’U.S. Navy, se pur con un altro obiettivo rispetto a un vettore missilistico.

Durante l’esercitazione formalmente nota come Unmanned Integrated Battle Problem 21 (UxS IBP 21) tenutasi al largo della California lo scorso aprile, tutta una serie di assetti manned e unmanned (palloni aerostatici compresi) è stata messa a sistema per permettere ad un missile Sm-6 lanciato dal cacciatorpediniere Uss John Finn di colpire il suo bersaglio di superficie molto al di là del suo “campo visivo” costituito dai sensori di bordo dell’unità navale. Un lancio “cieco” guidato da assetti spaziali e aerei integrati che ha dimostrato la possibilità di ingaggiare un bersaglio molto al di là della portata del radar di una unità navale.

Un fatto che trova particolare applicazione proprio per quanto riguarda le testate Hgv. Tali mezzi, infatti, oltre a viaggiare a velocità elevatissime (maggiori di Mach 5), possono compiere manovre per eludere le bolle radar delle unità navali (o dei sistemi terrestri). Una particolarità che, se unità al profilo di volo più basso rispetto a quello di un normale missile balistico, ne rende difficile la scoperta, il tracciamento e quindi la possibilità di intercettazione. Il profilo di volo basso, infatti, ne riduce di molto i tempi di scoperta: i radar devono per forza seguire la curvatura terrestre ed un missile che vola “basso” e molto veloce entra nel cono di onde radio molto più tardi di un altro in traiettoria balistica.

Nel video viene descritto uno scenario in cui vengono lanciato quattro vettori ipersonici all’indirizzo di una portaerei, e viene illustrato a grandi linee come il sistema “multilivello” individua i lanci, li traccia e interviene per comandare l’intercettazione.

Si può infatti vedere che due satelliti della costellazione Hypersonic and Ballistic Tracking Space Sensor (Hbtss) rilevano i lanci e seguono gli Hgv mentre sono ancora attaccati ai loro booster e volano lungo una traiettoria balistica tipica della fase iniziale. Questi sensori spaziali continuano quindi a tracciare i veicoli dopo che si sono separati dai booster, fornendo un tracciamento per i sistemi di controllo del fuoco che si attiveranno nelle fasi successive per l’intercettazione vera e propria.

Nel 2019, come riporta The War Zone, Mda ha dato il via a una gara di appalto per costruire questi satelliti per la difesa missilistica assegnando contratti di sviluppo iniziali a quattro società: Northrop Grumman, Raytheon, Leidos e L3Harris. A gennaio 2021, ha scelto Northrop Grumman e L3Harris per passare alla fase successiva. L’obiettivo è quello di avere il primo satellite Hbtss schierato nel 2023. Non è chiaro quanti satelliti totali dovrebbero formare la costellazione Hbtss, che è solo una delle tante della catena di early warning che la difesa missilistica metterà in servizio nell’immediato futuro. Mda afferma che le informazioni di tracciamento e targeting dei sensori Hbtss forniranno informazioni alla Ballistic Missile Defense Overhead Persistent Infrared Architecture (Boa), un’architettura di vari sensori integrati. Questi dati, che vengono continuamente aggiornati quasi in tempo reale, vengono quindi utilizzati per tracciare le testate Hgv. Le informazioni di tracciamento vengono quindi inoltrate ai cacciatorpediniere tramite il sistema Boa, nonché tramite la rete separata Command and Control, Battle Management e Communications (C2Bmc), utilizzando comunicazioni satellitari.

Con tutte queste informazioni, uno o più Arleigh Burke possono quindi avviare le cosiddette intercettazioni “Engage on Remote” (EoR), che utilizzano solo dati di localizzazione e targeting esterni, piuttosto che i propri radar per dirigere l’intercettore verso il bersaglio come abbiamo già avuto modo di accennare. Possono anche condurre le cosiddette intercettazioni “Launch on Remote”, in cui gli intercettori anti-ipersonici vengono lanciati in base alle informazioni di targeting provenienti da sensori esterni, ma i radar della nave forniscono aggiornamenti di nelle ultime fasi dell’ingaggio.

Si prevede inoltre che l’Hbtss sarà in grado di indirizzare direttamente i radar sulle navi equipaggiate col sistema Aegis per permettere loro di puntare nella direzione di una minaccia in arrivo che è al di fuori del loro raggio di scansione. Questo li aiuterà a essere in grado di vedere un bersaglio immediatamente quando arriva nel raggio d’azione.

Quanto visto, che sembra tutto molto funzionale anche se le capacità di un Sm-6 di intercettare un veicolo ipersonico in fase terminale sono ancora tutte da stabilire, ha una particolarità non da poco: si basa molto su componenti, in particolare la fitta rete di sensori spaziali in grado di individuare e tracciare in modo affidabile i vettori Hgv, che devono ancora entrare in servizio. Allo stesso modo il missile “killer” principale, il Gpi, è ancora in fase di sviluppo e non si sa bene quando potrà entrare in servizio (non risultano nemmeno lanci di prova).

Allo stesso tempo, Russia e Cina, avversari degli Stati Uniti, hanno già iniziato a schierare vari tipi di armi ipersoniche e ne stanno sviluppando altre. Non solo. Questo sistema sembra studiato solamente per gli Hgv, che sono dei particolari missili ipersonici, ma non sappiamo se sia valido anche per quei missili ipersonici da crociera come lo Zircon o il Kinzhal russi, che operano con un concetto molto diverso, più tradizionale se vogliamo, ma sempre a regimi di velocità elevatissime che potrebbero essere sufficienti a penetrare le difese delle unità navali americane.

Fonte: https://it.insideover.com/difesa/ecco-come-gli-stati-uniti-pensano-di-abbattere-i-missili-ipersonici.html

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