Il carburante dei vettori spaziali cinesi è superato, inquinante e pericolo.

Nei giorni scorsi la Cina comunista e il suo programma spaziale sono stati protagonisti, in negativo, delle cronache mondiali, vuoi per la macabra e disgustosa ironia sul “fuoco” dei razzi di Pechino paragonato a quello delle pire dei morti di COVID-19 in India, vuoi per la caduta del razzo Chang Zheng 5 (nome che in cinese mandarino fa riferimento alla “lunga marcia” di Mao).

I fumi rosso-arancioni di cui Pechino va tanto orgogliosa rivelano un altro imbarazzante segreto di cui la Repubblica Popolare non ama sentir parlare nei media. Tale colorazione dei fumi, infatti, è un chiaro segno del fatto che il razzo è alimentato da un propellente ipergolico di idrazina e tetrossido di diazoto, decisamente “arcaico” oltre che tremendamente pericoloso e inquinante. Per capirsi, sui razzi l’accensione avviene spontaneamente nel momento in cui il combustibile e il comburente (in questo caso si deve più propriamente parlare di ossidante) vengono a contatto.

Quello a base di idrazina e tetrossido di diazoto è un propellente usato limitatamente per la prima volta dal Terzo Reich fra il 1944 e 1945 e poi anche sulla famiglia dei razzi Titan, originariamente in uso come missili balistici intercontinentali e poi come vettori di lancio per molti veicoli spaziali. In seguito, è stato utilizzato sui veicoli spaziali Gemini e Apollo degli Stati Uniti e anche, in primo tempo, sullo Space Shuttle. È anche il principale ossidante per il razzo Proton russo. Oggigiorno, la maggior parte dei veicoli spaziali si è convertita agli ossidi misti di azoto. Il propellente ‘cinese’, oltretutto, è classificato come 3 / 3, il massimo, sulla scala del rischio ambientale stilata dal National Pollution Inventory.

Insomma, si tratta di un propellente pericoloso per gli addetti ai lavori che devono interagirvi, oltre che di vecchio tipo e fortemente inquinante, gestito da un ente spaziale, quello cinese, che non sembra obbedire del tutto agli standard internazionali e che evidentemente non è riuscito a fare il salto di qualità tecnologico che la frequenza delle missioni spaziali sembrano invece testimoniare.

Non a caso, il direttore della NASA Bridenstine ha commentato con insolita durezza la caduta del razzo cinese: “Ha sorvolato i centri abitati ed è rientrato nell’atmosfera terrestre. Avrebbe potuto costituire un pericolo enorme. Siamo davvero stati fortunati, nel senso che non sembra aver fatto del male a nessuno”.

Come per il coronavirus, la Cina comunista continua a tacere sulla caduta del suo razzo.

Fonte: https://www.difesaonline.it/news-forze-armate/spazio/vi-sveliamo-un-segreto-che-imbarazza-pechino

Print Friendly, PDF & Email
Potete condividere con le icone qui sotto